Pro.di.git., Trib.Hub, e la formazione tributaria

Pro.di.git., Trib.Hub, e la formazione tributaria
Photo by Arno Senoner / Unsplash

Ieri a Bologna ho avuto la possibilità di intervenire per qualche minuto al convegno organizzato dal gruppo di lavoro su Prodigit (e TribHub) che ha visto collaborare assieme il MEF, la Giustizia tributaria, l'Università di Bologna e tanti altri importanti attori del mondo delle professioni.

Così, a braccio, il senso del mio intervento.


Per me è un grande piacere poter intervenire in quest'occasione presso l'Università degli studi di Bologna. Direi che è un evento come questo testimonia la straordinaria vitalità della giurisdizione tributaria, capace di mettersi in discussione e di ripensare se stessa all'interno di uno scenario caratterizzato da un grande mutamento normativo e culturale. 

Siamo usciti oggi a coinvolgere all'interno della stessa sala tutti gli attori del processo tributario: la giurisdizione, l’amministrazione, l'avvocatura (e le professioni tutte) e da ultima anche l’Accademia. 

So bene che il mio tempo disposizione è limitato e pertanto nel mio intervento ci tengo solamente a condividere le mie riflessioni in merito alle due grandi tematiche che sono emerse durante la prima fase di questo convegno: vale a dire l'utilizzo dell'intelligenza artificiale nella automazione del processo decisionale presso le Corti di giustizia tributarie e la formazione. Su questa seconda questione anche i colleghi hanno insistito prima di me.

Per quanto riguarda il primo dei due temi quello che concerne l'utilizzo dell'intelligenza artificiale all'interno del progetto TribHub non ho potuto che ascoltare con meraviglia gli interventi di chi evidenziava i grandi passi in avanti che sono stati compiuti nel corso degli ultimi mesi: per quanto connesso all'utilizzo dell'intelligenza artificiale in particolare della piattaforma CHATGPT4, una volta che è stata addestrata con un numero selezionato di casi decisi dalla Corte di giustizia di Bologna. Pare evidente in questo senso il profondo mutamento del meccanismo decisionale dei giudici tributari e probabilmente futuro anche delle altre giurisdizioni.

Io probabilmente, complice anche la mia formazione culturale, condivido alcune riflessioni di retroguardia … che non vogliono essere conservatrici ma che magari possono essere utili nell'orientare meglio i prossimi passi verso la piena utilizzazione dell'intelligenza artificiale nel processo tributario.

Dal punto di vista personale, dicevo, sono ancora profondamente legato alle riflessioni dei grandi autori del passato del presente che ci hanno messo in guardia davanti un utilizzo sproporzionato delle risorse informatiche elettroniche nel ragionamento giuridico. Se è vero, come è vero, che gli strumenti che utilizziamo per condividere i nostri pensieri retroagiscono sulle categorie del pensiero stesso (se non erro anche Umberto Eco era con i suoi scritti evidenziava questo fenomeno), allora non posso che ritornare le pagine che ho ripercorso di recente di Francesco Carnelutti, di Filippo Vassalli di Natalino irti e anche, pur essendo un filosofo e dunque certamente non un giurista fiscalista, anche di Luciano Floridi che tra l'altro insegna anche presso questo ateneo.

Il filo comune che lega tra di loro questi giuristi e questi filosofi che hanno caratterizzato momenti diversi dell'evoluzione dell'ordinamento giuridico italiano sta proprio nella tensione verso l'idea di diritto che sia più arte che tecnica.

Questo è evidente nel pamphlet di Francesco Carnelutti che scrisse dall'altro durante un viaggio verso il nuovo mondo e titolato l'Arte del diritto. Per Carnelutti esisteva un insopprimibile dato umano nella decisione giuridica, senza il quale il diritto non sarebbe più stato tale: forse, ma questo autore non lo dice, anche idea stessa di errore nel processo decisionale rende il diritto quello che è. Un diritto assolutamente perfetto probabilmente sarebbe un'altra cosa.

Anche se di autori lontani umanamente e culturalmente, pare di rivedere negli scritti di Francesco Carnelutti sul diritto d'arte quella stessa preoccupazione che ispirava anche Martin Heidegger in altri suoi lavori, quando osservava come le macchine per loro natura non sono in grado di fornire risposte giuste, ma soltanto risposte precise.

Proprio sulla distinzione fra giustizia e precisione la riflessione dovrebbe essere maggiore oggi e nei giorni a venire. Le stesse preoccupazioni sono quelle di Filippo Vassalli nei suoi scritti sul Diritto civile come opera d'arte e anche più recentemente di Natalino Irti nella sua collezione di scritti dedicata a quel diritto che lui ritiene “incalcolabile" per sua natura. Anche in questo caso è palpabile ed evidente quel pericolo, e quella tensione, che tende a trasformare il pensiero giuridico come mero calcolo di ancora come diceva il filosofo tedesco Denken als Rechnen.

Il mio tempo è pressoché finito oggi, trattandosi di 3 minuti, ma volevo dire ancora un paio di parole in merito al tema della formazione su cui anche il professor Tassani è intervenuto in precedenza. 

Pare ma evidente che negli anni a venire assisteremo a due modelli educativi formativi per la nuova generazione di giudici tributari: uno cosiddetto verticale che sembra prendere piede nelle Amministrazioni e che trae beneficio dal momento che stiamo attraversando.

L'altro è invece un modello orizzontale, inclusivo e plurale, che proprio a Bologna è nato tanti anni fa e che ha indubbiamente sortito risultati positivi sotto gli occhi di tutti.

Io personalmente ritengo per motivi ideologici e forse anche culturali, se così si può dire, che un ambito come quello di formazione, che la preparazione i nuovi giudici la loro professionalizzazione il loro arricchimento culturale e anche ideologico non possano che avvenire in un contesto orizzontale o di formazione che non si sviluppa attraverso la didattica calato dall’alto, ma che emerge in un confronto dialettico costante fra persone che provengono da esperienze diverse, che hanno traiettorie personali distinte, visioni del mondo del diritto magari alternative e separate l'una dalle altre.

Insomma io ritengo che una formazione di prossimità possa essere davvero la chiave vincente per il miglioramento della giustizia tributaria che sarà e che dobbiamo però costruire tutti quanti con quella che era la consapevolezza, per dirla con altri scrittori, dei "costruttori di cattedrali” di tanti secoli fa.

Dobbiamo essere tutti consapevoli noi che lavoriamo nel settore della formazione, che ci stiamo impegnando in un percorso lungo del quale probabilmente non vedremo mai la fine, esattamente come il costruttore di cattedrali si impegnava di un'opera meravigliose che probabilmente non avrebbe mai visto compiuta, stante il limitato orizzonte della vita. 

Vi auguro pertanto a tutti di essere costruttori di cattedrali, e di affrontare la sfida dinnanzi con lo stesso spirito e la medesima forza di volontà.

Grazie a tutti

Bologna / Kokshetau, 10 novembre 2023